Santità, sui dubia non può avvalersi della facoltà di non rispondere: è giunta l’ora di parlare

Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, ossia: meglio non architettare azioni malvagie (o anche solo disoneste) perché è facile che si ripercuotano contro chi le ha pianificate e commesse. Avendo fatto del male, insomma, i conti finiscono col non tornare e il malfattore ne paga in qualche modo le conseguenze.

A ragion veduta di cotanto proverbio, vorremmo che si tenesse a mente il recente articolo de La Nuova Bussola Quotidiana dal titolo sconvolgente: I teologi modernisti mostrano le carte: “Amoris laetitia contro Veritatis Splendor”, e a chi non prova nulla e non si sente sconvolto (ma si crede cattolico) si preoccupi, perché vuol dire che quanto sta accadendo nella Chiesa non gli interessa nulla.

La missione di Pietro è di confermare nella fede i suoi fratelli.

La questione è semplice, per quanto drammatica. I cardinali firmatari dei Dubia avevano ragione a chiedere chiarimenti al santo Padre, e il Pontefice sta sbagliando nel suo orgoglioso e superbo silenzio perché, questo tacere, sta facilitando l’apostasia e l’eresia dottrinale, e i nodi vengono al pettine, come dimostra l’articolo.

I problemi sono due: o questi teologi modernisti hanno ragione e allora si dovrà riconoscere che l’Amoris Laetitia rema contro il magistero precedente della Chiesa; oppure questi teologi modernisti hanno torto, ma allora Papa Francesco ha il dovere di rispondere per togliere ogni dubbio, cliccare qui per capire perché il Papa DEVE rispondere.. Non c’è una terza via a meno che non si voglia sospettare (e Dio non voglia) che il Papa è d’accordo con questi teologi ed ha usato l’Amoris Laetitia come Cavallo di Troia per modificare di fatto la dottrina morale della Chiesa, non si scappa, in questo articolo è messo nero su bianco che ciò che è riportato in AL NON è quello che avevano deciso i Vescovi ai due Sinodi, non lo era se non altro nelle machiavelliche interpretazioni che ne sono scaturite.

Ma c’è un aspetto che vogliamo considerare. In tutto il testo di Amoris Laetitia non si tiene conto neppure del n.1650 del Catechismo della Chiesa Cattolica, che dice testualmente:

«Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”, Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza».

Siamo “rigoristi” perché citiamo il Catechismo? O sì!! e felici di esserlo se questo significa fare chiarezza e aiutare alla comprensione (una delle 14 opere di misericordia), se questo significa non ingannare il prossimo, non ingannare chi vive in stato di peccato , significa essere quello che Gesù Cristo ci ha chiesto di essere, Egli non fa tacere coloro che gridano LA VERITA’. Non impedisce quelli che stendono i loro mantelli sulla strada chiedendo di essere da Lui “misericordiati”, di gridare la verità. C’è di più, risponde ai farisei i quali imponevano il silenzio: “Se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc.19,40). Gesù sa che è venuto il tempo perché si faccia sentire questo grido presso le porte di Gerusalemme, e di tutta l’umanità a venire. Egli sa che, ormai, è “venuta la sua ora”, e ogni generazione deve fare i conti con questa “ora” e con questa Verità. I veri farisei volevano imporre a Gesù di far tacere i suoi Discepoli sulla verità, e di rimproverarli, ma Gesù non solo non li rimproverò, ma rispose con l’invito a non tacere.

Non si accomoda la Verità  ai compromessi delle novità! Il Vangelo è un pilastro proprio perché è l’umanità che ad ogni generazione deve adeguarsi, e mettendolo in pratica non cadrà preda delle “nuove mode, o dei pruriti” (2Tim.4,3-5) giacché Cristo è “ieri, oggi e sempre” e come la Sua dottrina, immutabile. Le aberrazioni descritte nell’articolo della Bussola, sono davvero inquietanti e scandalizzano, devono scandalizzarci quei pensieri diabolici, perversi e pornografici… affinché  ci si possa glorificare delle parole di Gesù nell’essere noi quel “piccolo gregge, quei piccoli” che Egli difende proprio perché scandalizzati da dottrine perverse (Mt.18,6). E’ Gesù stesso, dunque, a condannare con durezza chi mette consapevolmente in crisi il fratello “piccolo” nella fede, il parlare deve essere chiaro, Mt.5,21-37.

La morale della Chiesa NON cambia a seconda delle mode, San Paolo lo aveva predetto, ci aveva messi in guardia da questa tentazione diabolica, questi teologi invece, pretenderebbero cambiarla e il Papa Francesco tace finendo per appoggiare e sostenere le loro teorie perverse e pervertitrici, ecco perché ora il Papa DEVE PARLARE, e in quanto Vicario di Cristo in terra DEVE far giungere “la sua ora”, costi quel che costi, anche il martirio!

Se il Papa continuerà, invece a tacere, allora dovranno iniziare ad “urlare le pietre”, allora dovrà aumentare la RESISTENZA contro ogni annacquamento della dottrina.

Possiamo sintetizzare così: quando al Vangelo si oscurano o si deformano la Grazia e la Doctrina, con la Legge di Dio, si rimane solo con dei termini svuotati del Divino, strumentalizzabili a seconda delle mode dei tempi: il sociale (senza dottrina); la comunione o comunità (senza la Grazia, senza Sacramenti, o con i Sacramenti ma senza l’eliminazione del peccato in cui si vive); la vita sociale (senza le Leggi di Dio).

Giovanni Paolo II, sommo pontefice del 1978 al 2005. Perché è stato canonizzato se si vuol distruggere il suo magistero?

Siamo al liberalismo della fede soggettiva di luterana memoria, al vangelo “fai da te”, o se preferite ancora siamo alla Teologia della liberazione oggi tramutata in Teologia del popolo (intervista al prof. J. Loredo – vedi qui) nella quale, purtroppo, è coinvolta gran parte della pastorale della Chiesa di oggi.

La Chiesa, invece, ha tutto ciò che le serve per un’opera universale (cattolica) che si estende pure nell’intero cosmo, come ci indica la liturgia della Solennità di Cristo Re dell’universo. Da Roma la Chiesa si  sarebbe irradiata ovunque e, a ragione, diceva Pio XII: “Roma sarebbe stata centro, non del potere, ma della fede” (Radiomessaggio 13 maggio 1942).

Coloro che impongono dottrine perverse alla Chiesa e al gregge, sono perversi e pervertitori, sono falsi maestri, sono lupi travestiti da agnelli, ingannano il prossimo e illudono i peccatori di potersi salvare rimanendo conviventi col peccato. Questi falsi maestri trasformano Roma in un centro di potere malvagio e perverso. Ecco perché il Vicario di Cristo regnante deve dissociarsi PUBBLICAMENTE da questi falsi maestri, deve rispondere ai Dubia, deve “confermare i fratelli nella fede” DOPO essersi “ravveduto”, come specifica Gesù nel consegnare a Pietro questa autorità (Lc.22,31-32). Così spiega questo passaggio san Giovanni Paolo II:

“L’apostolo Pietro, che si distingue come il solo che rinneghi – tre volte! – il suo Maestro, è sempre l’eletto di Gesù, l’incaricato di fortificare i suoi compagni. Le pretese umane di fedeltà professate da Pietro vengono deluse, ma la grazia trionfa. L’esperienza della caduta serve a Pietro per imparare che non può riporre la sua fiducia nelle proprie forze e in qualsiasi altro fattore umano, ma unicamente in Cristo. (..) Il servizio di Pietro al Regno, secondo l’Evangelista, consiste principalmente nel confermare i suoi fratelli, nell’aiutarli a conservare la fede e a svilupparla. È interessante rilevare che si tratta di una missione da svolgere nella Prova. Gesù ha ben presenti le difficoltà della fase storica della Chiesa, chiamata a proseguire il cammino della croce da lui percorso. Il ruolo di Pietro, come capo degli Apostoli, sarà di sostenere i suoi “fratelli” e tutta la Chiesa nella fede. E poiché la fede non si conserva senza lotta, Pietro dovrà aiutare i fedeli nella lotta per vincere tutto quello che toglierebbe o diminuirebbe la loro fede…”.

E sulla stessa lunghezza d’onda, ammoniva così Benedetto XVI nello spiegare il ruolo Petrino:

“Così la Cattedra è il simbolo della potestas docendi, quella potestà di insegnamento che è parte essenziale del mandato di legare e di sciogliere conferito dal Signore a Pietro e, dopo di lui, ai Dodici. (…) Dove la Sacra Scrittura viene staccata dalla voce vivente della Chiesa, cade in preda alle dispute degli esperti….. occorre un mandato più grande, che non può scaturire dalle sole capacità umane. Per questo occorre la voce della Chiesa viva, di quella Chiesa affidata a Pietro e al collegio degli apostoli fino alla fine dei tempi. (…) Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo“.


Vi invitiamo a leggere quest’interessante analisi di Libertà&Persona: Le virtù di Bergoglio (Antonio Righi).

Un pensiero riguardo “Santità, sui dubia non può avvalersi della facoltà di non rispondere: è giunta l’ora di parlare

  1. Il papa non risponderà perchè, in realtà, ha già ampiamente risposto. Il problema, ora, è cosa faranno i cardinali. Ho spesso occasione di parlare con dei giovani: non si ha idea della confusione che regna nelle loro menti di fronte all’atteggiamento della Chiesa attuale verso i problemi morali. Il danno è enorme per tutte le coscienze poco formate. La palla è nelle mani dei 4 cardinali e non capisco cosa aspettino ancora a parlare chiaro. A chi giova questa nebbia?

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